INFEZIONI DELLE VIE URINARIE (IVU)
DEFINIZIONE
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano un gruppo di condizioni patologiche di origine infettiva che interessano uno o più componenti dell’apparato urinario, ovvero reni, ureteri, vescica e uretra.
Queste infezioni insorgono quando batteri, virus, funghi o, più raramente, parassiti riescono a penetrare attraverso l’uretra, risalire lungo il tratto urinario e proliferare nelle sue strutture.
In condizioni normali, l’urina è un fluido sterile, privo di microrganismi, e il tratto urinario dispone di efficaci meccanismi di difesa contro le infezioni.
Tuttavia, diversi fattori predisponenti o eventi specifici possono facilitare la colonizzazione e la moltiplicazione di microrganismi patogeni.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Le IVU si classificano principalmente in base alla localizzazione dell’infezione lungo il tratto urinario:
1
Infezioni del tratto inferiore, che comprendono:
  • Cistite: infezione della vescica, di solito caratterizzata da disuria, urgenza minzionale e dolore sovrapubico.
  • Uretrite: infezione dell’uretra, spesso correlata a malattie sessualmente trasmissibili o a contaminazione batterica.
2
Infezioni del tratto superiore, che includono:
  • Pielonefrite: infezione dei reni e della pelvi renale, generalmente associata a sintomi più severi come febbre alta, brividi e dolore lombare.
  • Ureterite: infezione degli ureteri, meno comune, solitamente secondaria a processi infettivi del tratto superiore o inferiore.
In base al contesto clinico, le IVU si distinguono ulteriormente in:
1
Non complicate:
infezioni che si verificano in individui sani, con anatomia e funzionalità del tratto urinario normali.
2
Complicate:
infezioni associate a condizioni che aumentano il rischio di complicanze, come ostruzioni urinarie, presenza di cateteri o anomalie anatomiche.
In termini epidemiologici, le IVU sono più comuni nelle donne a causa delle caratteristiche anatomiche (uretra più corta e vicinanza alla regione anale) e di specifiche condizioni fisiologiche come gravidanza e menopausa.
Tuttavia, colpiscono anche uomini, specialmente sopra i 50 anni, neonati e anziani.
La diffusione dell’infezione può avvenire per via ascendente, ematogena o, in casi rari, per contiguità da altri distretti corporei.
Escherichia coli è l’agente patogeno responsabile della maggior parte dei casi di IVU acquisite in comunità, mentre altri batteri, come Klebsiella, Pseudomonas e Enterococcus, sono più frequentemente associati a infezioni nosocomiali o complicate.
Le IVU rappresentano una delle più comuni infezioni batteriche, con un impatto significativo in termini di morbilità, costi sanitari e utilizzo di antibiotici.
Una diagnosi tempestiva e una terapia mirata sono essenziali per prevenire complicanze come la pielonefrite, la sepsi e il danno renale.
ETIOLOGIA (CAUSE)
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono causate dalla colonizzazione e proliferazione di microrganismi patogeni nelle vie urinarie, un sistema che normalmente dovrebbe essere sterile, fatta eccezione per la parte terminale dell’uretra.
La causa predominante è di natura batterica, con l’Escherichia coli come principale agente eziologico. Questo batterio, normalmente presente nel tratto gastrointestinale umano, è responsabile dell’80-85% delle IVU acquisite in comunità grazie alla sua capacità di aderire alle mucose delle vie urinarie mediante specifici fattori di virulenza (fimbrie e adesine).
Altri patogeni batterici che contribuiscono alle IVU includono:
1
Staphylococcus saprophyticus
frequente nelle giovani donne sessualmente attive.
2
Klebsiella spp., Proteus mirabilis e Pseudomonas aeruginosa
più comuni nelle infezioni complicate o associate a cateteri.
3
Enterococcus fecalis
coinvolto principalmente nelle IVU nosocomiali o associate a patologie croniche.
Le infezioni virali (es. herpes simplex) sono rare e si osservano prevalentemente in individui immunocompromessi. Le infezioni micotiche, come quelle causate da Candida albicans, si manifestano in pazienti con cateteri a lunga permanenza o in condizioni di immunodepressione. Infine, parassiti come lo Schistosoma haematobium sono cause rilevanti di IVU in regioni endemiche, come alcune aree dell’Africa e dell’Asia.
Fattori di rischio
L’insorgenza di IVU è facilitata da una serie di fattori predisponenti, sia anatomici che funzionali:
1
Anatomici e fisiologici:
  • Sesso femminile: la conformazione anatomica (uretra corta e vicinanza alla regione anale) aumenta il rischio di contaminazione batterica.
  • Gravidanza: i cambiamenti ormonali e anatomici, come l’aumento della pressione uterina sugli ureteri, favoriscono la stasi urinaria.
  • Menopausa: la diminuzione degli estrogeni assottiglia le mucose e altera la flora vaginale protettiva.
2
Comportamentali e iatrogeni:
  • Rapporti sessuali frequenti o con nuovi partner.
  • Uso di contraccettivi intravaginali (es. diaframmi e spermicidi), che alterano la flora vaginale.
  • Cateteri urinari o interventi urologici, che agiscono come veicoli per i batteri.
3
Patologie e condizioni croniche:
  • Immunodepressione: dovuta a malattie (es. HIV) o terapie farmacologiche (chemioterapia, corticosteroidi).
  • Diabete mellito: l’aumento della glicemia favorisce la crescita batterica e riduce l’efficienza del sistema immunitario.
  • Anomalie del tratto urinario: reflusso vescico-ureterale, stenosi uretrale, calcolosi renale, diverticoli.
  • Ostruzioni urinarie: ingrossamento prostatico negli uomini anziani, tumori o stenosi.
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Altri fattori predisponenti:
  • Incontinenza fecale e igiene intima inadeguata.
  • Uso prolungato di pannolini o salvaslip, che aumentano l’umidità.
  • Stasi urinaria dovuta a immobilità o ritenzione urinaria abituale.
Meccanismi di trasmissione e progressione
La maggior parte delle IVU si verifica per via ascendente, con i batteri che colonizzano il meato uretrale, risalgono l’uretra e raggiungono la vescica. In condizioni predisponenti, i microrganismi possono progredire ulteriormente verso gli ureteri e i reni, causando pielonefrite.
Meno frequentemente, l’infezione può originare per via ematogena, come nel caso di batteriemie o endocarditi che si diffondono al parenchima renale.
ETIOPATOGENESI - FISIOPATOLOGIA:
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) si sviluppano attraverso il superamento delle normali difese del tratto urinario da parte di microrganismi patogeni, che penetrano e si moltiplicano in una o più strutture del sistema urinario.
Il meccanismo patogenetico predominante varia in base al sito di infezione, al tipo di microrganismo coinvolto e alla presenza di condizioni predisponenti.
Vie di ingresso dei patogeni
1. Via ascendente:
Rappresenta il percorso più comune per le IVU. I microrganismi, principalmente di origine fecale, colonizzano il perineo e il meato uretrale, risalgono l’uretra e raggiungono la vescica (cistite). Se non trattati, possono migrare ulteriormente attraverso gli ureteri verso i reni, causando pielonefrite.
Questa via è facilitata da fattori come l’uretra corta nelle donne, l’assenza di secrezioni prostatiche battericide negli uomini, l’uso di cateteri urinari o di strumenti urologici, e i rapporti sessuali.
I batteri, in particolare l’Escherichia coli, utilizzano meccanismi specifici, come l’adesione alle cellule epiteliali attraverso fimbrie e adesine, per resistere al flusso urinario.
2. Via ematogena:
Meno comune, questa via si osserva soprattutto in infezioni sistemiche o setticemie. I microrganismi, trasportati dal flusso sanguigno, raggiungono i reni, causando un’infezione diretta del parenchima renale.
È associata principalmente a patogeni come Staphylococcus aureus o micobatteri, o a condizioni di immunosoppressione.
Meccanismi di difesa e loro compromissione
In condizioni normali, il tratto urinario possiede diversi meccanismi di difesa contro la colonizzazione batterica:

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Flusso urinario continuo: la minzione regolare elimina fisicamente i batteri dalla vescica e dall’uretra.
2
Proprietà antibatteriche delle urine: il pH acido e l’elevata concentrazione di urea creano un ambiente sfavorevole alla crescita batterica.
3
Giunzione uretero-vescicale: funge da barriera unidirezionale, impedendo il reflusso dell’urina dalla vescica agli ureteri.
4
Rivestimento mucoso: le cellule epiteliali secernono glicoproteine che interferiscono con l’adesione batterica.
5
Immunità locale: le immunoglobuline, soprattutto IgA, sono fondamentali per il riconoscimento e l’eliminazione dei patogeni.
Quando questi meccanismi vengono compromessi, aumenta la probabilità di colonizzazione e infezione:
1
Ostruzioni urinarie (es. calcoli renali, ipertrofia prostatica) rallentano il flusso urinario e favoriscono la stasi, creando un ambiente ideale per la crescita batterica.
2
Alterazioni anatomiche congenite o acquisite (es. reflusso vescico-ureterale) facilitano la risalita dei patogeni verso le vie urinarie superiori.
3
Cateterismo urinario: interrompe la continuità delle difese meccaniche e rappresenta un veicolo diretto per i microrganismi.
4
Danni epiteliali: infezioni precedenti, traumi o interventi chirurgici possono alterare la barriera mucosa, favorendo l’ingresso batterico.
5
Condizioni di immunosoppressione: riducono la capacità del sistema immunitario di contrastare l’infezione.
Fisiopatologia della colonizzazione e progressione
1. Colonizzazione e adesione:
  • I batteri iniziano colonizzando la mucosa uretrale o vescicale attraverso strutture adesive (fimbrie, pili). Ad esempio, E. coli esprime fimbrie di tipo P che riconoscono specifici recettori glicoproteici presenti sulle cellule epiteliali delle vie urinarie.
2. Moltiplicazione e risposta infiammatoria:
  • Una volta aderiti, i batteri iniziano a moltiplicarsi, formando colonie. Questo processo innesca una risposta infiammatoria locale, mediata da citochine e chemochine, che richiama leucociti e attiva il sistema immunitario. I sintomi come dolore, bruciore e urgenza minzionale sono conseguenza dell’infiammazione.
3. Disseminazione:
  • Nei casi più severi, i batteri possono superare le difese locali e diffondersi:
  • Attraverso gli ureteri verso i reni (pielonefrite).
  • Nel circolo sanguigno (urosepsi), causando una risposta infiammatoria sistemica potenzialmente fatale.


Ruolo delle alterazioni anatomiche e funzionali
Reflusso vescico-ureterale
permette la risalita di urina infetta dalla vescica agli ureteri e ai reni.
Diverticoli uretrali
accumulano urina e fungono da serbatoio per i batteri.
Alterazioni neurologiche (es. lesioni del midollo spinale)
compromettono lo svuotamento completo della vescica.
Cateterismo cronico
causa una colonizzazione batterica persistente.
EPIDEMIOLOGIA: INCIDENZA - PREVALENZA
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano una delle infezioni batteriche più comuni a livello globale, con una significativa differenza di incidenza tra i sessi, le fasce di età e le condizioni di rischio.
La distribuzione epidemiologica evidenzia una netta predominanza nelle donne rispetto agli uomini, correlata alle caratteristiche anatomiche e fisiologiche femminili.
Incidenza nelle donne
  • Le IVU colpiscono le donne con una frequenza circa quattro volte superiore rispetto agli uomini, in particolare tra i 16 e i 35 anni, una fascia d’età caratterizzata da maggiore attività sessuale e da cambiamenti ormonali.
  • Si stima che circa il 40-60% delle donne sperimenti almeno un episodio di IVU durante la propria vita, con un rischio di recidiva significativo: il 20-30% delle donne che hanno avuto un'infezione ne sviluppa almeno un'altra nel corso dell'anno successivo.
  • Nei Paesi occidentali, circa il 10% delle donne sviluppa un’IVU ogni anno.
Incidenza negli uomini
  • Negli uomini, le IVU sono meno frequenti prima dei 50 anni, grazie alla maggiore lunghezza dell’uretra e alla presenza di secrezioni prostatiche che esercitano un effetto battericida. Tuttavia, dopo i 50-60 anni, l’incidenza aumenta significativamente a causa della ipertrofia prostatica e della conseguente ritenzione urinaria, raggiungendo tassi quasi equiparabili a quelli delle donne.
Incidenza nei bambini
  • Nei bambini, le IVU rappresentano un’infezione comune, seconda solo alle infezioni delle vie respiratorie.
  • Nei neonati e nei lattanti, i maschi non circoncisi sotto i 3 mesi mostrano un rischio maggiore di sviluppare IVU rispetto alle femmine, probabilmente a causa della maggiore probabilità di contaminazione batterica del prepuzio.
  • Successivamente, le femmine sotto l’anno di età diventano il gruppo più colpito, con una maggiore vulnerabilità legata alla breve lunghezza dell’uretra e alla vicinanza anatomica all’area perianale.
Incidenza nella popolazione anziana
  • Nella popolazione anziana, sia maschile che femminile, l’incidenza delle IVU aumenta significativamente. Fattori come l’uso di cateteri urinari, l’incontinenza, la diminuzione delle difese immunitarie e la presenza di comorbidità (es. diabete, insufficienza renale) contribuiscono all’elevata prevalenza in questa fascia d’età.
Distribuzione globale
  • Nei Paesi industrializzati, l’Escherichia coli è il patogeno responsabile di oltre l’80% delle IVU acquisite in comunità. La prevalenza di altri patogeni, come Klebsiella, Pseudomonas e Enterococcus, è maggiore nelle infezioni nosocomiali, che rappresentano circa il 30% delle infezioni acquisite in ambiente ospedaliero.
  • Nei Paesi in via di sviluppo, la scarsa igiene e l’accesso limitato ai servizi sanitari aumentano l’incidenza di IVU complicate, spesso associate a malattie croniche non trattate o anomalie congenite non diagnosticate.
Gruppi a rischio
  • Donne in gravidanza: L’incidenza di IVU è particolarmente elevata a causa dei cambiamenti anatomici e fisiologici (stasi urinaria, compressione dell’utero sugli ureteri e alterazioni ormonali). La pielonefrite è una complicanza comune in questa popolazione.
  • Portatori di catetere urinario: Le IVU associate a cateteri rappresentano una delle principali cause di infezioni correlate all’assistenza sanitaria (ICA), con un rischio che aumenta con la durata del cateterismo.
  • Pazienti immunodepressi: L’incidenza è più alta nei soggetti sottoposti a chemioterapia, con infezione da HIV o in terapia immunosoppressiva.
  • Popolazione pediatrica con reflusso vescico-ureterale: Questa condizione anatomica aumenta significativamente il rischio di infezioni ascendenti e danno renale permanente.
Epidemiologia e ricorrenza
Le IVU ricorrenti sono comuni nelle donne e si verificano quando si manifestano almeno due episodi in sei mesi o tre episodi in un anno. La recidiva è più probabile in presenza di fattori di rischio non corretti, come malformazioni del tratto urinario, stasi urinaria o terapia antibiotica inappropriata.
ASPETTI CLINICI
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) comprendono un ampio spettro di presentazioni cliniche, classificate in base alla localizzazione, alla presenza di fattori predisponenti e alla gravità della condizione.
Questi aspetti sono fondamentali per una corretta diagnosi e gestione.
Classificazione in base alla localizzazione
1. IVU del tratto inferiore:
Cistite
Infezione della vescica. Rappresenta la forma più comune di IVU e si manifesta tipicamente con disuria (bruciore o dolore durante la minzione), pollachiuria (aumento della frequenza minzionale), urgenza urinaria e dolore sovrapubico. L’urina può essere torbida, maleodorante o contenere tracce di sangue (ematuria).
Uretrite
Infezione dell’uretra. Si presenta spesso con sintomi sovrapponibili a quelli della cistite, ma può includere secrezioni uretrali, specialmente in presenza di infezioni trasmesse sessualmente (gonorrea, clamidia). Negli uomini, può essere associata a dolore durante l’eiaculazione.
2. IVU del tratto superiore:
Pielonefrite
Infezione del parenchima renale e dei calici renali. È una forma più grave di IVU, caratterizzata da sintomi sistemici, tra cui febbre alta, brividi, dolore lombare o ai fianchi (spesso unilaterale), nausea, vomito e affaticamento. Può essere accompagnata da sintomi del tratto inferiore, come disuria o pollachiuria.
Nei casi gravi, la pielonefrite può evolvere in urosepsi, una condizione potenzialmente fatale con coinvolgimento sistemico.
Classificazione in base alla complessità
IVU non complicate
  • Si verificano in soggetti sani, senza anomalie anatomiche o funzionali del tratto urinario.
  • Colpiscono prevalentemente giovani donne in età fertile e sono di facile risoluzione con una breve terapia antibiotica.
IVU complicate
  • Si manifestano in presenza di fattori predisponenti, tra cui:
  • Anomalie anatomiche (es. reflusso vescico-ureterale, calcolosi renale, diverticoli).
  • Ostruzioni urinarie (es. ipertrofia prostatica, stenosi uretrali).
  • Cateterismo urinario a lungo termine.
  • Malattie croniche (es. diabete mellito, insufficienza renale, immunodepressione).
  • Richiedono un trattamento più prolungato e mirato, spesso basato sull’antibiogramma.
Altre classificazioni cliniche

Batteriuria asintomatica
  • Presenza di batteri nelle urine in assenza di sintomi. Comune in soggetti con cateteri urinari o anziani, non richiede trattamento nella maggior parte dei casi, ad eccezione di gravidanza o interventi urologici imminenti.
IVU isolate e ricorrenti
  • Isolate: singolo episodio acuto in un soggetto senza storia di infezioni precedenti.
  • Ricorrenti: più episodi in un breve periodo (almeno 2 in 6 mesi o 3 in un anno), dovuti a reinfezioni (nuovo ceppo batterico) o recidive (mancata eradicazione dell’infezione).
IVU nosocomiali
  • Acquisite in ambiente sanitario, spesso associate a microrganismi multiresistenti come Pseudomonas aeruginosa o Klebsiella.
Manifestazioni cliniche distintive
1
Sintomi del tratto inferiore
  • Disuria, pollachiuria, urgenza urinaria, nicturia.
  • Dolore sovrapubico e sensazione di svuotamento incompleto.
  • Urine torbide, maleodoranti e talvolta ematuriche.
2
Sintomi del tratto superiore
  • Febbre alta (>38°C), brividi e sudorazione.
  • Dolore lombare o ai fianchi.
  • Sintomi sistemici come affaticamento, nausea e vomito.
Criteri per sospettare IVU complicate
1
Presenza di sintomi persistenti nonostante la terapia antibiotica.
2
Storia di anomalie urologiche o strumentazioni (cateteri, stents).
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Infezioni ricorrenti con batteri resistenti.
4
Sintomi gravi come urosepsi o danno renale acuto.
SINTOMI PIÙ FREQUENTI
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) si presentano con una varietà di sintomi, che variano a seconda del tratto urinario interessato (inferiore o superiore) e della gravità dell’infezione.
I sintomi più frequenti riflettono la risposta infiammatoria locale e la compromissione funzionale delle strutture coinvolte.
Stimolo impellente e frequente di urinare (pollachiuria):
Il paziente avverte un bisogno frequente e urgente di urinare, spesso con l’emissione di piccole quantità di urina. Questo sintomo è particolarmente comune nelle IVU del tratto inferiore.
Bruciore o dolore durante la minzione (disuria):
Il dolore o la sensazione di bruciore è localizzato all’uretra o alla vescica durante l’atto minzionale, conseguenza dell’irritazione delle mucose infette.
Urine torbide, maleodoranti o con tracce di sangue (ematuria):
La presenza di batteri, globuli bianchi, globuli rossi o proteine conferisce alle urine un aspetto torbido e un odore sgradevole. L’ematuria può essere macroscopica (visibile a occhio nudo) o microscopica (rilevata all’esame delle urine).
Dolore al basso addome:
È un sintomo comune della cistite, causato dall’infiammazione della parete vescicale. Il dolore può essere sordo o intermittente
Senso di svuotamento incompleto della vescica:
Dopo la minzione, il paziente può avvertire una sensazione di incompleta evacuazione vescicale, spesso associata a contrazioni vescicali inefficaci.
Febbre (in caso di pielonefrite o IVU complicata):
La febbre è un segnale di infezione sistemica, tipico delle IVU che coinvolgono le vie urinarie superiori, come la pielonefrite.
SINTOMI MENO FREQUENTI
I sintomi meno frequenti sono spesso associati a infezioni più severe, a complicanze o a popolazioni specifiche, come bambini e anziani.
Ragadi cutanee
1
Nausea e vomito:
Tipici della pielonefrite, indicano una risposta infiammatoria sistemica o irritazione renale.
2
Tremori e brividi:
Questi sintomi suggeriscono la presenza di febbre alta e l’attivazione del sistema immunitario contro l’infezione.
3
Dolore lombare o ai fianchi:
Segnale distintivo di un’infezione renale (pielonefrite). Il dolore è spesso unilaterale e peggiora con la pressione sulla zona lombare.
4
Alterazioni dello stato mentale negli anziani (es. confusione):
Negli anziani, le IVU possono manifestarsi in modo atipico, con sintomi come confusione, letargia, perdita di appetito o delirio, in assenza di segnali urinari evidenti.
5
Affaticamento e malessere generale:
Spesso accompagnano le infezioni sistemiche o le forme gravi di IVU, riflettendo il coinvolgimento dell’intero organismo nella risposta infiammatoria.
6
Dolore pelvico o rettale (negli uomini):
Associato alla prostatite o all’infiammazione uretrale.
7
Irritabilità e pianto durante la minzione (nei bambini):
Nei neonati e nei lattanti, le IVU possono causare sintomi aspecifici, come irritabilità, pianto durante la minzione o cambiamenti nelle abitudini urinarie.
8
Ipotermia (nei neonati):
Nei neonati, invece della febbre, le IVU possono provocare ipotermia, associata a uno stato di malessere generale.
DIFFERENZE TRA TRATTO INFERIORE E SUPERIORE

1

2

1
IVU del tratto inferiore (cistite, uretrite): sintomi locali come disuria, pollachiuria, dolore sovrapubico e urine torbide.
2
IVU del tratto superiore (pielonefrite): sintomi sistemici come febbre alta, brividi, dolore lombare e nausea, talvolta con segni di sepsi.
SEGNI OBIETTIVI DELLA MALATTIA
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) presentano segni clinici e laboratoristici distintivi che variano a seconda del tratto urinario coinvolto (inferiore o superiore), della gravità dell’infezione e della popolazione colpita.
I segni oggettivi sono fondamentali per confermare il sospetto diagnostico e per orientare la scelta del trattamento.
Segni clinici oggettivi
Febbre alta:
  • È un segno comune nelle IVU del tratto superiore, come la pielonefrite, e indica un coinvolgimento sistemico dell’infezione. La febbre può essere accompagnata da brividi e sudorazione profusa. È generalmente assente nelle infezioni del tratto inferiore (cistite e uretrite), salvo in forme complicate o associate a sepsi.
Dolorabilità alla palpazione dei fianchi o della regione lombare:
  • La presenza di dolore alla digitopressione lombare o dei fianchi (segno di Giordano positivo) è caratteristica della pielonefrite. Questo dolore riflette l'infiammazione renale e può essere unilaterale o bilaterale a seconda della localizzazione dell’infezione.
Pollachiuria e urgenza urinaria:
  • Sebbene spesso riferiti dal paziente, la frequenza e la difficoltà nell’urinare possono essere osservate durante la valutazione clinica.
Segni laboratoristici oggettivi
Presenza di globuli bianchi nelle urine (piuria):
  • L’esame microscopico delle urine evidenzia una concentrazione elevata di leucociti (>10 per campo ad alto ingrandimento), indice di una risposta infiammatoria alle vie urinarie.
Presenza di batteri nelle urine (batteriuria):
  • Può contribuire alla sensazione di ruvidità e secchezza della pelle, peggiorando il prurito e favorendo microtraumi cutanei.
3
Nitriti e esterasi leucocitaria nelle urine:
  • I test su striscia reattiva rilevano la presenza di nitriti, prodotti da batteri gram-negativi come Escherichia coli, e di esterasi leucocitaria, un enzima prodotto dai globuli bianchi.
4
Ematuria microscopica:
  • La presenza di globuli rossi nelle urine, rilevata all’esame microscopico, è un segno comune nella cistite e nella pielonefrite.
5
Elevati indici di flogosi (esame ematico):
  • Marcatori infiammatori come PCR (Proteina C-Reattiva) e VES (Velocità di Eritrosedimentazione) possono essere elevati, indicando un’infezione in atto. La conta leucocitaria è spesso aumentata nei casi di pielonefrite o sepsi.
6
Colture positive (urinocoltura ed emocoltura):
  • L’urinocoltura è il gold standard per la diagnosi di IVU, mentre l’emocoltura è essenziale in caso di sospetta urosepsi per identificare la diffusione ematica dell’infezione.
Segni strumentali
Imaging con evidenza di infezione o ostruzione:
Esami come l’ecografia renale o la tomografia computerizzata (TC) possono evidenziare anomalie strutturali o segni di infiammazione renale, quali idronefrosi o ascessi perirenali.
Segni di reflusso vescico-ureterale:
Rilevabili mediante cistouretrografia minzionale, indicano una predisposizione a infezioni ricorrenti.
Segni nei gruppi specifici
Neonati e bambini:
  • Febbre inspiegabile, irritabilità e scarso accrescimento possono essere segni di IVU.
Anziani
  • Alterazioni dello stato mentale (delirio o confusione) possono rappresentare l’unico segno obiettivo di IVU.
COMPLICANZE
Le infezioni delle vie urinarie (IVU), se non trattate tempestivamente o in modo adeguato, possono evolvere in complicanze significative, alcune delle quali potenzialmente fatali. La gravità delle complicanze varia in base alla localizzazione dell'infezione (tratto superiore o inferiore), alla presenza di fattori predisponenti e allo stato di salute generale del paziente. Le complicanze più comuni includono danni permanenti agli organi, disfunzioni sistemiche e gravi condizioni che richiedono interventi medici immediati.
1. Danno renale permanente (pielonefrite cronica)
1
La pielonefrite cronica è una delle complicanze più gravi delle IVU non trattate o recidivanti. È caratterizzata da un’infiammazione persistente e cicatriziale del parenchima renale, che porta progressivamente alla perdita della funzionalità renale.
2
Si associa frequentemente a condizioni predisponenti come reflusso vescico-ureterale, ostruzioni croniche del tratto urinario (es. calcoli renali) e infezioni batteriche ricorrenti.
3
Clinicamente, può presentarsi con ridotta funzionalità renale, ipertensione arteriosa secondaria e, nei casi più avanzati, progressione verso l’insufficienza renale cronica.
2. Sepsi e urosepsi
Sepsi
  • Una IVU complicata o non trattata può evolvere in sepsi, una risposta infiammatoria sistemica all’infezione che coinvolge più organi. È una delle complicanze più temute, associata a un’alta mortalità.
Urosepsi
  • È una forma specifica di sepsi originata dal tratto urinario, spesso causata da pielonefrite o infezioni associate a cateteri. I batteri raggiungono il flusso ematico attraverso il rene, provocando febbre elevata, ipotensione, tachicardia, alterazioni dello stato mentale e, nei casi più gravi, shock settico.
Fattori di rischio
  • Fattori di rischio includono immunodepressione, diabete mellito, età avanzata e presenza di dispositivi urinari (es. cateteri a lungo termine).
3. Stenosi uretrale

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1
La stenosi uretrale è un restringimento patologico dell’uretra, causato da infezioni ricorrenti o croniche che portano a infiammazioni e cicatrici del tessuto uretrale.
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È più frequente negli uomini e può provocare difficoltà minzionali, ritenzione urinaria e un aumento del rischio di ulteriori infezioni.
3
Spesso richiede trattamenti chirurgici correttivi, come dilatazioni uretrali o uretroplastiche.
4. Insufficienza renale acuta o cronica
Nei casi di pielonefrite grave o complicata, i reni possono subire un danno acuto che compromette temporaneamente o permanentemente la loro capacità di filtrare il sangue.
L’insufficienza renale cronica può derivare da infezioni ripetute, pielonefrite cronica o sepsi non trattata, con una progressiva riduzione della funzione renale fino alla necessità di dialisi o trapianto.
5. Parto prematuro nelle donne gravide
Le IVU durante la gravidanza sono associate a un aumentato rischio di parto prematuro, basso peso alla nascita e complicanze neonatali.
La batteriuria asintomatica nelle donne gravide, se non trattata, può evolvere in cistite o pielonefrite, con gravi conseguenze sia per la madre sia per il feto.
L’identificazione precoce e il trattamento tempestivo con antibiotici sicuri durante la gravidanza sono essenziali per prevenire complicanze.
6. Ascessi renali o perirenali
1
La pielonefrite complicata può portare alla formazione di ascessi, che sono raccolte purulente localizzate all’interno del rene (ascessi renali) o nella regione circostante (ascessi perirenali).
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Gli ascessi richiedono spesso drenaggio chirurgico o percutaneo, oltre a terapia antibiotica mirata.
7. Reflusso vescico-ureterale e cicatrici renali nei bambini
Nei pazienti pediatrici, le IVU ricorrenti associate a reflusso vescico-ureterale possono causare danni renali permanenti e cicatrici, con conseguente aumento del rischio di ipertensione e insufficienza renale cronica in età adulta.
8. Complicanze correlate a cateteri e dispositivi urinari
I cateteri a lungo termine aumentano il rischio di infezioni polimicrobiche, formazione di biofilm e batteri resistenti, che possono causare pielonefrite, urosepsi o cistite cronica.
DECORSO CLINICO ED EVOLUZIONE
Il decorso clinico delle infezioni delle vie urinarie (IVU) varia in funzione di diversi fattori, tra cui la localizzazione (tratto inferiore o superiore), la gravità dell’infezione, la presenza di fattori di rischio predisponenti, lo stato di salute generale del paziente e la tempestività del trattamento.
La maggior parte delle IVU non complicate, se diagnosticata e trattata adeguatamente, ha un decorso favorevole con risoluzione completa dei sintomi entro pochi giorni.
Tuttavia, ritardi nella diagnosi, trattamenti non idonei o la presenza di condizioni predisponenti possono complicare l'evoluzione clinica.
IVU del tratto inferiore
  • Cistite e uretrite non complicate:
  • Il decorso è solitamente benigno. I sintomi, quali disuria, pollachiuria e dolore sovrapubico, si risolvono rapidamente entro 3-5 giorni dall’inizio di una terapia antibiotica adeguata.
  • L’assenza di trattamento o un trattamento inadeguato possono portare a infezioni persistenti, recidive o alla risalita dell’infezione verso il tratto superiore, con il rischio di pielonefrite.
  • Cistite ricorrente:
  • Nei pazienti con IVU ricorrenti, il decorso è caratterizzato da episodi frequenti di infezione, spesso causati da reinfezione con nuovi ceppi batterici o da una precedente infezione non completamente eradicata.
IVU del tratto superiore
  • Pielonefrite acuta:
  • Il decorso può essere più severo rispetto alle infezioni del tratto inferiore. I sintomi, come febbre alta, brividi, dolore lombare e nausea, indicano un coinvolgimento sistemico e una possibile compromissione renale.
  • Con un trattamento tempestivo, la pielonefrite acuta evolve favorevolmente in 7-14 giorni. Tuttavia, l’assenza di trattamento può portare a complicanze come la formazione di ascessi renali, insufficienza renale acuta o urosepsi.
  • Pielonefrite cronica:
  • Nei casi di infezioni renali ricorrenti o non trattate adeguatamente, il decorso può portare a cicatrici renali e progressiva perdita della funzionalità renale, con rischio di insufficienza renale cronica.
Evoluzione verso forme complicate
  • Sepsi e urosepsi:
  • In casi gravi, specialmente nei pazienti con IVU complicate (es. presenza di cateteri, diabete, immunodepressione), l’infezione può diffondersi nel sangue, causando sepsi o urosepsi. Questa condizione ha un decorso rapidamente progressivo e richiede interventi medici immediati per prevenire shock settico e morte.
  • IVU croniche e batteriuria persistente:
  • In alcune condizioni, come nei pazienti con anomalie anatomiche o cateteri urinari permanenti, le IVU possono diventare croniche, caratterizzate da episodi ricorrenti e batteriuria persistente, spesso associata a specie batteriche multi-resistenti.
Impatto delle IVU nei gruppi specifici
  • Donne in gravidanza:
  • Le IVU in gravidanza possono avere un decorso più severo, con un rischio aumentato di pielonefrite, parto prematuro o basso peso alla nascita. Il trattamento tempestivo è cruciale per evitare complicanze materne e fetali.
  • Neonati e bambini:
  • Nei neonati, le IVU possono presentarsi con sintomi aspecifici e un decorso potenzialmente grave, con un rischio elevato di danno renale permanente, soprattutto in presenza di reflusso vescico-ureterale.
  • Anziani:
  • Negli anziani, le IVU possono avere un decorso atipico, caratterizzato da sintomi lievi o assenti, ma con un maggiore rischio di complicanze, come sepsi o insufficienza renale.
Possibilità di recidiva e cronicizzazione
  • La cronicizzazione dell’infezione può verificarsi in pazienti con fattori predisponenti, come anomalie anatomiche, calcoli renali, reflusso vescico-ureterale o immunosoppressione. Le recidive frequenti possono portare a un decorso clinico caratterizzato da sintomi intermittenti e un progressivo deterioramento della funzione renale.
Prognosi
In generale, le IVU non complicate hanno una prognosi eccellente con un trattamento tempestivo e adeguato. Tuttavia, le IVU complicate o associate a ritardi diagnostici possono evolvere in patologie gravi, come insufficienza renale, sepsi e danno renale cronico, con una prognosi più riservata.
DIAGNOSI CLINICA
La diagnosi clinica delle infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresenta un passaggio fondamentale per identificare tempestivamente la natura e la localizzazione dell’infezione, valutare la gravità del quadro clinico e indirizzare la scelta degli esami di laboratorio e strumentali.
La diagnosi si basa su un’approfondita raccolta anamnestica e su un esame obiettivo mirato, con attenzione ai segni e sintomi che possono indicare il coinvolgimento del tratto urinario superiore o inferiore.
1. Raccolta anamnestica
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Sintomi principali
  • Viene indagata la presenza di sintomi urinari tipici, come disuria (dolore o bruciore durante la minzione), pollachiuria (frequente necessità di urinare), urgenza minzionale, nicturia (minzione notturna), ematuria (sangue nelle urine) e dolore sovrapubico.
  • Per infezioni del tratto superiore, vengono valutati sintomi sistemici come febbre alta, brividi, nausea, vomito e dolore lombare.
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Storia di infezioni urinarie
  • Si approfondisce la storia clinica del paziente per identificare episodi precedenti di IVU, la frequenza delle recidive e l’efficacia delle terapie precedenti.
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Fattori predisponenti
  • Si raccolgono informazioni su condizioni che possono aumentare il rischio di IVU, come gravidanza, diabete, presenza di cateteri urinari, malformazioni anatomiche, calcoli renali o recenti interventi chirurgici urologici.
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Abitudini comportamentali
  • Viene indagata l’igiene personale, l’uso di contraccettivi (es. diaframmi o spermicidi), frequenza dei rapporti sessuali e consumo di liquidi.
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Anamnesi farmacologica
  • Si analizza l’uso di antibiotici recenti, farmaci immunosoppressori, corticosteroidi o chemioterapici che possono influire sul sistema immunitario.
2. Esame Obiettivo
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Valutazione dei sintomi urinari locali
  • La palpazione e la percussione dell’addome inferiore vengono effettuate per rilevare dolore sovrapubico associato a cistite.
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Valutazione dei sintomi sistemici
  • Viene misurata la temperatura corporea per identificare febbre e segni di infezione sistemica. La febbre elevata associata a brividi può indicare una pielonefrite o una sepsi.
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Palpazione e percussione lombare
  • La presenza di dolore alla palpazione della regione lombare o dolorabilità alla percussione del fianco (segno di Giordano positivo) è indicativa di pielonefrite o di altre infezioni del tratto superiore.
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Valutazione dello stato generale
  • Nei pazienti anziani o immunodepressi, si presta attenzione a sintomi meno specifici, come confusione mentale, astenia o letargia, che possono mascherare un’infezione severa.
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Ispezione dei genitali esterni
  • Si esamina la presenza di segni di infezioni genitali concomitanti, secrezioni uretrali, arrossamenti o segni di traumi, utili per differenziare uretriti da infezioni del tratto urinario.
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Condizioni correlate
  • Nei pazienti maschi, un esame rettale digitale può essere eseguito per valutare una possibile prostatite, mentre nelle donne si può effettuare un esame pelvico per rilevare anomalie vaginali o uterine.
3. Differenze cliniche tra sottogruppi di popolazioneici

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Donne gravide
Viene valutata con particolare attenzione la presenza di sintomi anche lievi, in quanto il rischio di progressione verso pielonefrite o complicanze ostetriche è più elevato.
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Neonati e bambini
Nei neonati, le IVU possono presentarsi con febbre isolata, malnutrizione o ittero, richiedendo un approccio clinico mirato.
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Anziani
Nei pazienti anziani, la sintomatologia urinaria può essere meno evidente, e i segni clinici includono spesso confusione mentale o alterazioni dello stato generale.
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Pazienti con catetere urinario
È necessario indagare la presenza di febbre o segni di infezione sistemica, poiché i sintomi locali possono essere assenti.
Ruolo della diagnosi clinica nella gestione delle IVU
La diagnosi clinica consente di individuare rapidamente i pazienti con infezioni complicate o a rischio di complicanze, stabilendo le priorità diagnostiche e terapeutiche. È particolarmente utile nel distinguere tra infezioni del tratto inferiore e superiore, identificando i casi che richiedono approfondimenti strumentali o interventi immediati.
DIAGNOSI LABORATORISTICA
La diagnosi laboratoristica delle infezioni delle vie urinarie (IVU) è essenziale per confermare l'infezione, identificare il microrganismo responsabile e guidare una terapia antibiotica mirata.
L’approccio laboratoristico prevede l’utilizzo combinato di esami delle urine, urinocoltura ed esami ematici, con eventuali approfondimenti nei casi complessi o complicati.
1. Esame delle urine
Raccolta del campione
  • Il campione di urina viene raccolto preferibilmente dal mitto intermedio dopo un’accurata igiene intima, per ridurre la contaminazione da batteri esterni.
  • In caso di pazienti con catetere urinario, l’urina viene prelevata direttamente dal catetere utilizzando una tecnica sterile.
Analisi chimico-fisica
  • Valutazione del colore, dell’aspetto (torbido o limpido) e dell’odore.
  • La presenza di urina torbida o maleodorante è suggestiva di infezione.
Test specifici
  • Globuli bianchi (leucocituria):
  • Una conta elevata di globuli bianchi (>10 WBC per campo microscopico ad alto ingrandimento) è un segno di infezione o infiammazione.
  • Nitriti:
  • Test positivo per nitriti suggerisce la presenza di batteri in grado di ridurre i nitrati urinari (es. Escherichia coli e altri enterobatteri).
  • È importante notare che non tutti i batteri producono nitriti (es. Staphylococcus saprophyticus).
  • Esterasi leucocitaria:
  • La positività indica la presenza di enzimi rilasciati dai leucociti attivati, spesso correlata a infezione batterica.
  • Ematuria:
  • La presenza di sangue microscopico o macroscopico nelle urine è comune nelle IVU, soprattutto nella cistite.
  • Batteriuria:
  • L’osservazione di batteri al microscopio suggerisce un’infezione attiva, anche se deve essere confermata da urinocoltura.
2. Urinocoltura
Indicazioni:
  • L’urinocoltura è il gold standard per confermare la diagnosi di IVU e identificare il microrganismo responsabile.
  • È indicata in pazienti con sintomi persistenti o ricorrenti, nelle infezioni complicate, in gravidanza o nei bambini.
Modalità di esecuzione
  • Il campione viene incubato in terreni di coltura per favorire la crescita dei batteri. Dopo 24-48 ore, viene identificata la specie batterica e valutata la carica batterica.
Valori significativi
  • Una crescita batterica ≥10⁵ unità formanti colonie (UFC)/mL è diagnostica per IVU. Valori inferiori (10³-10⁴ UFC/mL) possono essere significativi in particolari contesti, come pazienti con sintomi marcati o batteri noti per essere meno virulenti.
Antibiogramma
  • Identifica la sensibilità del patogeno ai diversi antibiotici, guidando la terapia mirata.
  • Essenziale nei casi di infezioni complicate o causate da batteri multi-resistenti.
3. Esami ematici
Indici di flogosi
  • Proteina C-reattiva (PCR) e velocità di eritrosedimentazione (VES):
  • Valori elevati indicano un’infiammazione o infezione sistemica, come nella pielonefrite o nella sepsi.
Emocromo completo
  • La leucocitosi con neutrofilia è un segno di infezione acuta.
  • In caso di sepsi, può essere presente leucopenia (segno di grave compromissione del sistema immunitario).
Funzionalità renale
  • La leucocitosi con neutrofilia è un segno di infezione acuta.
  • In caso di sepsi, può essere presente leucopenia (segno di grave compromissione del sistema immunitario).
Funzionalità renale
  • Creatinina e azotemia:
  • L’aumento di questi valori può indicare un danno renale secondario a pielonefrite severa o insufficienza renale.
Emocoltura
  • Indicata nei pazienti con febbre persistente o segni di sepsi.
  • Permette di identificare la diffusione ematica del patogeno (urosepsi).
4. Esami specifici in casi particolari

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Esami molecolari delle urine
Utilizzati in pazienti con IVU ricorrenti o complicate, per identificare microrganismi atipici o difficili da coltivare.
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Procalcitonina
Marcatori utili per differenziare un’infezione batterica severa (es. pielonefrite) da altre condizioni.
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Urinocoltura con sensibilità estesa
Raccomandata nei pazienti con precedente esposizione ad antibiotici o infezioni da batteri multi-resistenti.
Ruolo della diagnosi laboratoristica
L’interpretazione dei risultati deve sempre essere correlata alla clinica del paziente.
La conferma laboratoristica è particolarmente importante nelle IVU complicate, nelle infezioni ricorrenti e nei pazienti con fattori di rischio, in cui un trattamento inadeguato potrebbe portare a complicanze significative.
DIAGNOSI STRUMENTALE
La diagnosi strumentale delle infezioni delle vie urinarie (IVU) è un passaggio cruciale per approfondire il quadro clinico, soprattutto nei casi complicati, ricorrenti o con sospetta patologia sottostante. Le indagini strumentali permettono di individuare anomalie anatomiche, calcoli urinari, reflussi, ostruzioni o danni agli organi del tratto urinario, fornendo informazioni essenziali per il trattamento e la gestione a lungo termine.
1. Ecografia renale e vescicale
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Indicazioni
  • Utilizzata come primo livello di imaging per pazienti con:
  • Dolore lombare persistente.
  • Storia di infezioni urinarie ricorrenti.
  • Segni di ostruzione urinaria (es. difficoltà a urinare, ritenzione urinaria).
  • Alterazioni nei valori di funzionalità renale.
  • Particolarmente indicata nei bambini, nelle donne in gravidanza e nei pazienti anziani.
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Utilità diagnostica
  • Rileva anomalie strutturali come:
  • Dilatazione delle vie urinarie (idronefrosi).
  • Calcoli renali o vescicali.
  • Cisti renali o anomalie congenite (es. rene policistico).
  • Spessore della parete vescicale (indicativo di infiammazione cronica o ostruzione).
  • Permette di valutare la presenza di raccolte ascessuali o alterazioni del parenchima renale, che possono essere segni di pielonefrite complicata.
2. Tomografia computerizzata (Uro-TAC)
La biopsia cutanea è uno strumento diagnostico invasivo utilizzato in casi selezionati, quando il quadro clinico della dermatite atopica non è chiaro o non risponde alle terapie standard. È particolarmente indicata per escludere altre dermatosi infiammatorie o malattie cutanee gravi.
Indicazioni
  • Raccomandata nei casi di IVU complicate, febbre persistente nonostante terapia antibiotica, sospetta sepsi urinaria o assenza di risposta clinica.
  • Indispensabile in pazienti con:
  • Traumi renali o sospette anomalie strutturali complesse.
  • Storia di calcolosi recidivante.
  • Infezioni ricorrenti non spiegabili con esami di primo livello.
Tecniche e modalità
  • L'Uro-TAC senza contrasto è lo standard per rilevare calcoli urinari.
  • L'Uro-TAC con contrasto offre dettagli anatomici e funzionali delle vie urinarie, evidenziando:
  • Ostruzioni.
  • Reflussi vescico-ureterali.
  • Alterazioni vascolari o parenchimali del rene.
  • Ascessi renali o perirenali.
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Utilità diagnostica
  • Fornisce immagini dettagliate del parenchima renale, ureteri e vescica.
  • È fondamentale per diagnosticare condizioni come pielonefrite enfisematosa, tumori uroteliali e anomalie congenite.
3. Cistoscopia
Indicazioni
  • Riservata ai pazienti con:
  • Sospette anomalie vescicali o uretrali.
  • Sintomi persistenti non spiegabili con altre metodiche diagnostiche.
  • Ematuria macroscopica o microangiopatia persistente.
  • IVU ricorrenti associate a disfunzioni vescicali o cateterismo a lungo termine.
  • Utilizzata anche per prelevare campioni bioptici in caso di sospetta neoplasia vescicale.
Procedura
  • Si esegue mediante l’introduzione di un cistoscopio flessibile o rigido attraverso l’uretra, permettendo una visualizzazione diretta della vescica e dell’uretra.
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Utilità diagnostica
  • Permette di individuare:
  • Ostruzioni meccaniche come stenosi uretrali.
  • Lesioni neoplastiche, diverticoli o fistole vescicali.
  • Segni di cistite cronica o interstiziale (spessore parete vescicale, ulcere).
  • Presenza di corpi estranei o residui di calcoli.
4. Altre tecniche strumentali

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Cistografia minzionale
  • Indicata per valutare reflussi vescico-ureterali, particolarmente nei bambini con infezioni ricorrenti.
  • Consente di visualizzare il riempimento e lo svuotamento della vescica, rilevando eventuali anomalie funzionali.
Risonanza magnetica (RMN) dell’apparato urinario
  • Utilizzata nei casi in cui l’Uro-TAC è controindicata (es. pazienti allergici al mezzo di contrasto o donne in gravidanza).
  • Fornisce immagini dettagliate senza esposizione a radiazioni.
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Scintigrafia renale
  • Usata per valutare la funzione renale e la perfusione in pazienti con pielonefrite cronica o danno renale.
Ruolo della diagnosi strumentale nella gestione delle IVU
Gli esami strumentali sono fondamentali per identificare le cause sottostanti, pianificare il trattamento e prevenire recidive o complicanze. Nei casi non complicati, di solito non sono necessari, mentre diventano indispensabili nei pazienti con fattori di rischio, complicazioni o sintomi persistenti.
DIAGNOSI ALTRO
La diagnosi delle infezioni delle vie urinarie (IVU) può richiedere l’impiego di metodiche aggiuntive, oltre agli esami di routine, per indagare cause specifiche, condizioni sottostanti o complicanze.
Questi test sono spesso utilizzati in situazioni particolari, come nel caso di infezioni ricorrenti, complicate o associate a patologie sistemiche.
Di seguito, una descrizione approfondita dei principali approcci diagnostici aggiuntivi.
1. Test per le infezioni sessualmente trasmissibili (ITS)
Indicazioni
  • Nei casi di uretrite con sospetta eziologia non batterica classica (es. clamidia, gonorrea, herpes simplex virus, tricomoniasi).
  • In pazienti con secrezioni uretrali, dolore durante la minzione, o storia di rapporti sessuali non protetti.
  • Raccomandato anche in presenza di recidive inspiegabili di IVU o uretrite negli uomini e nelle donne.
Tipologie di test
  • Tampone uretrale o cervicale:
  • Consente di prelevare campioni per identificare patogeni come Neisseria gonorrhoeae o Chlamydia trachomatis.
  • Test molecolari (NAAT, nucleic acid amplification tests):
  • Alta sensibilità e specificità per rilevare DNA o RNA di agenti patogeni sessualmente trasmessi.
  • Esami sierologici:
  • Utilizzati per la diagnosi di infezioni virali come l’herpes simplex o la sifilide.
Utilità diagnostica
  • Permette di distinguere uretriti batteriche comuni da quelle a trasmissione sessuale, garantendo trattamenti mirati.
  • Essenziale per prevenire complicanze come la diffusione dell’infezione e il coinvolgimento sistemico.
2. Scintigrafia renale
Indicazioni
  • Nei pazienti con sospetto danno renale cronico dovuto a pielonefrite ricorrente o complicata.
  • Per valutare il reflusso vescico-ureterale nei bambini con IVU frequenti.
  • In caso di danno renale non spiegabile con altre metodiche diagnostiche.
Procedura
  • Prevede l’iniezione di un radiofarmaco che si accumula nei reni, permettendo di valutare la perfusione e la funzionalità renale mediante immagini acquisite con una gamma camera.
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Tipologie di scintigrafia
  • Scintigrafia con DMSA (Dimercaptosuccinico Acido):
  • Indicata per rilevare cicatrici renali e valutare il danno corticale.
  • Scintigrafia dinamica con MAG3 (Mercaptoacetiltriglicina):
  • Consente di valutare il flusso urinario e l’eventuale ostruzione.
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Utilità diagnostica
  • Identifica precocemente cicatrici renali che potrebbero predisporre a insufficienza renale.
  • Fornisce una valutazione funzionale della capacità renale nei pazienti con anomalie congenite o nefropatie progressive.
3. Altri test aggiuntivi
Esami per reflusso vescico-ureterale
  • La cistografia minzionale e l’urografia retrograda sono esami di complemento per valutare anomalie del flusso urinario.
  • Indispensabili nei bambini con infezioni ricorrenti o anomalie anatomiche sospette.
Esami per condizioni sistemiche
  • Test per HIV:
  • Nei pazienti con infezioni ricorrenti o immunodepressi.
  • Esami per patologie autoimmuni:
  • Utilizzati in presenza di danno renale o manifestazioni extrapolmonari suggestive.
Biopsia renale
  • Indicata nei pazienti con danno renale persistente non spiegabile da infezioni o altre patologie evidenti.
Ruolo della diagnosi complementare
Questi test sono fondamentali per individuare condizioni coesistenti o per valutare la gravità del danno renale e delle complicanze. L’approccio multidisciplinare è essenziale nei casi complessi, specialmente in pazienti pediatrici, donne in gravidanza o soggetti immunocompromessi.
DIAGNOSI DIFFERENZIATA
La diagnosi differenziata delle infezioni delle vie urinarie (IVU) è fondamentale per distinguere questa condizione da altre patologie che possono presentare sintomi sovrapponibili, come dolore addominale, disturbi della minzione o febbre.
Considerare altre diagnosi è particolarmente importante nei pazienti con sintomi atipici, sintomatologia persistente nonostante il trattamento, o in quelli con fattori di rischio per patologie concomitanti.
1. Vaginite
  • Caratteristiche principali:
  • La vaginite, frequentemente causata da infezioni micotiche (Candida albicans), batteriche (Gardnerella vaginalis) o protozoarie (Trichomonas vaginalis), può mimare i sintomi di una IVU.
  • I sintomi includono prurito, secrezioni vaginali anomale, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e talvolta bruciore vaginale che può essere confuso con la disuria.
  • Diagnosi differenziale:
  • L’assenza di batteri nelle urine e la presenza di alterazioni delle secrezioni vaginali (es. leucorrea) sono indicativi.
  • Esami specifici come il tampone vaginale o la ricerca microscopica del patogeno sono utili.
2. Prostatite
Caratteristiche principali:
  • La prostatite acuta o cronica negli uomini può simulare un’infezione delle vie urinarie inferiori, con sintomi come disuria, minzione frequente, dolore sovrapubico o perineale, febbre e brividi.
  • Nella prostatite cronica, i sintomi possono essere meno evidenti ma includono dolore persistente e sintomi irritativi.
Diagnosi differenziale
  • L’esplorazione rettale può rivelare una prostata ingrossata, dolente o fluttuante (nel caso di ascesso).
  • L’urinocoltura dopo massaggio prostatico e la ricerca di leucociti nello sperma o nelle secrezioni prostatiche confermano la diagnosi.
3. Appendicite

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Caratteristiche principali
  • L’appendicite, soprattutto nelle fasi iniziali, può presentarsi con dolore addominale localizzato inizialmente nella regione periumbelicale, che migra successivamente al quadrante inferiore destro, associato a nausea, vomito e febbre.
  • Nei bambini e negli anziani, la presentazione può essere atipica, rendendo difficile la distinzione da una IVU complicata.
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Diagnosi differenziale
  • L’assenza di disuria o alterazioni urinarie orienta verso una causa non urologica.
  • Esami di imaging come l’ecografia addominale o la TC sono fondamentali per escludere l’appendicite.
4. Colecistite
Caratteristiche principali
  • La colecistite acuta, causata spesso da calcoli biliari, può presentarsi con dolore addominale localizzato all’ipocondrio destro, febbre e nausea, che possono essere confusi con i sintomi della pielonefrite.
  • Il dolore, se irradiato alla spalla destra o associato a segno di Murphy positivo, è caratteristico.
Diagnosi differenziale
  • Gli esami di laboratorio mostrano tipicamente un aumento degli enzimi epatici e della bilirubina, oltre a segni di infiammazione.
  • L’ecografia addominale conferma la diagnosi evidenziando calcoli o ispessimento della parete della colecisti.
5. Altre condizioni da considerare
Cistite interstiziale
  • Patologia cronica della vescica che si presenta con sintomi urinari irritativi (frequenza e urgenza minzionale) e dolore pelvico, ma senza infezioni batteriche identificabili.
Calcolosi renale o ureterale
  • Può causare dolore intenso (colica renale), ematuria e disuria, con segni clinici sovrapponibili a una pielonefrite.
  • La TC senza contrasto è spesso necessaria per distinguere questa condizione.
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Malattia infiammatoria pelvica (PID):
  • Frequente nelle donne sessualmente attive, presenta dolore pelvico, febbre, dispareunia e perdite vaginali anomale.
  • La diagnosi richiede esami ginecologici e test per le infezioni sessualmente trasmesse.
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Sepsi urinaria
  • Febbre alta, ipotensione e tachicardia in un paziente con infezione urinaria suggeriscono una diffusione sistemica.
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Tumori dell’apparato urinario
  • Neoplasie vescicali o renali possono causare ematuria e sintomi irritativi simili a quelli delle IVU.
Ruolo della diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale accurata richiede una combinazione di anamnesi dettagliata, esame obiettivo e test di laboratorio mirati. Nei casi dubbi, l’imaging e i test microbiologici specifici sono fondamentali per escludere altre patologie e indirizzare il trattamento.
TRATTAMENTO E TERAPIA
Il trattamento delle infezioni delle vie urinarie (IVU) si basa su un approccio mirato che considera la severità dell’infezione, la localizzazione anatomica, la presenza di fattori complicanti e la suscettibilità del patogeno responsabile.
L’obiettivo primario è eliminare l’infezione, prevenire le complicanze e ridurre il rischio di recidive, adottando una terapia appropriata in termini di scelta del farmaco, modalità di somministrazione e durata.
1. Terapia antibiotica
L’uso di antibiotici è il cardine del trattamento delle IVU e comprende due approcci principali: terapia empirica e terapia mirata.
Terapia empirica
  • Avviata immediatamente sulla base della sintomatologia e dei dati epidemiologici locali, prima di avere i risultati dell’urinocoltura.
  • Scelta dei farmaci:
  • Fosfomicina trometamolo: indicata per cistiti non complicate; somministrata in dose singola (3 g).
  • Nitrofurantoina: efficace nelle cistiti non complicate; somministrata per 5 giorni (50-100 mg ogni 6 ore).
  • Trimetoprim-sulfametossazolo: somministrato per 3-5 giorni nelle infezioni non complicate; richiede una valutazione della resistenza locale.
  • Fluorochinoloni (es. ciprofloxacina, levofloxacina): riservati alle pielonefriti o alle infezioni complicate per il rischio di resistenza e per le possibili reazioni avverse.
  • Scelta basata sui sintomi:
  • IVU non complicate: antibiotici a spettro ristretto.
  • IVU complicate o pielonefriti: fluorochinoloni o beta-lattamici.
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Terapia mirata
  • Iniziata dopo l’ottenimento dei risultati dell’urinocoltura e dell’antibiogramma.
  • Regolata sulla base della sensibilità batterica agli antibiotici, riducendo il rischio di sviluppare resistenze.
2. Durata del trattamento
La durata della terapia antibiotica varia a seconda del tipo di infezione e della complessità del quadro clinico:

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IVU non complicate
  • 3-5 giorni (es. fosfomicina in dose singola o nitrofurantoina).
Pielonefriti
  • 10-14 giorni; inizialmente con antibiotici endovenosi in caso di infezioni gravi, seguiti da terapia orale.
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IVU complicate o ricorrenti
  • 7-14 giorni; la durata è estesa in presenza di fattori di rischio (es. cateteri, anomalie anatomiche).
3. Trattamenti specifici per condizioni particolari
IVU ricorrenti
  • Profilassi antibiotica a basso dosaggio in pazienti con 3 o più episodi in 12 mesi.
  • Alternativa: uso di integratori (es. mirtilli rossi, d-mannosio) e probiotici.
Gravidanza
  • Trattamento di batteriuria asintomatica e IVU sintomatiche con antibiotici sicuri, come beta-lattamici (es. amoxicillina), cefalosporine o fosfomicina.
  • Evitare farmaci teratogeni come fluorochinoloni e trimetoprim nel primo trimestre.
Pazienti con cateteri
  • Sostituzione del catetere e trattamento mirato in base all’antibiogramma.
  • Evitare profilassi antibiotica di routine.
4. Terapie di supporto
Idratazione
  • Incrementare l’apporto di liquidi per favorire la diuresi e ridurre la concentrazione batterica.
Antidolorifici e antinfiammatori
  • Usati per alleviare dolore e bruciore (es. fenazopiridina per disuria).
Correzione di anomalie anatomiche o funzionali
  • In caso di ostruzioni, reflusso vescico-ureterale o calcoli renali, si possono richiedere interventi chirurgici o altre terapie specifiche.
5. Prevenzione delle recidive
Modifiche comportamentali
  • Urinare regolarmente e subito dopo i rapporti sessuali.
  • Evitare l’uso di spermicidi e mantenere una corretta igiene intima.
Supplementi naturali
  • Prodotti a base di mirtilli rossi o d-mannosio, che riducono l’adesione batterica alle vie urinarie.
Profilassi antibiotica post-coitale
  • Indicata in donne con IVU ricorrenti associate ai rapporti sessuali.
6. Antibiotico-resistenza
L’aumento della resistenza antibiotica è una sfida crescente:
  • Evitare l’uso eccessivo di antibiotici ad ampio spettro come i fluorochinoloni.
  • Utilizzare la terapia mirata sulla base dell’antibiogramma.
  • Monitorare i tassi locali di resistenza e aggiornare regolarmente le linee guida terapeutiche.
Ruolo della personalizzazione del trattamento
Il trattamento deve sempre essere individualizzato, considerando:
  • Età, condizioni di salute generale e gravità dell’infezione.
  • Comorbidità come diabete, immunodepressione o gravidanza.
  • Allergie e precedenti fallimenti terapeutici.
PROGNOSI
La prognosi delle infezioni delle vie urinarie (IVU) è strettamente correlata a diversi fattori, tra cui la tempestività e l'adeguatezza del trattamento, la gravità dell’infezione e la presenza di condizioni predisponenti o complicanti.
Nella maggior parte dei casi, con una diagnosi precoce e un trattamento antibiotico appropriato, la prognosi è eccellente, con una completa risoluzione dei sintomi e un basso rischio di complicanze.
Fattori che influenzano la prognosi
Fasi della malattia
  1. Trattamento tempestivo e appropriato:
  • Le IVU non complicate, come la cistite e alcune uretriti, rispondono bene a trattamenti brevi con antibiotici specifici.
  • Ritardi nel trattamento possono aumentare il rischio di infezioni ascendenti, con coinvolgimento dei reni (pielonefrite).
  1. Infezioni complicate
  • Le IVU complicate, che si verificano in presenza di anomalie strutturali o funzionali del tratto urinario, immunosoppressione o cateterismo, hanno una prognosi meno favorevole.
  • La pielonefrite grave può causare danno renale irreversibile, insufficienza renale cronica o sepsi.
  1. Resistenza agli antibiotici
  • L’insorgenza di ceppi batterici resistenti, come Escherichia coli produttore di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL), può complicare la gestione e prolungare la durata dell’infezione.
  1. Popolazioni a rischio
  • Gravidanza: Le IVU possono comportare rischi per il feto, come parto prematuro o basso peso alla nascita, se non trattate adeguatamente.
  • Bambini: Infezioni non trattate possono interferire con la crescita e causare reflusso vescico-ureterale o danno renale permanente.
  • Anziani: La presentazione spesso aspecifica può ritardare la diagnosi, aumentando il rischio di complicanze severe come la sepsi.
Complicanze a lungo termine
1
Pielonefrite cronica
  • Causata da infezioni ricorrenti o trattate in modo inadeguato, può evolvere in una progressiva perdita della funzione renale.
2
Insufficienza renale
  • Rara, ma possibile in caso di pielonefrite grave, ascessi renali o infezioni ricorrenti associate a condizioni predisponenti.
3
Sepsi e urosepsi
  • Complicanze potenzialmente fatali che richiedono un trattamento immediato e aggressivo.
4
Stenosi uretrale
  • Possibile conseguenza di uretriti ripetute, in particolare negli uomini.
5
Recidive frequenti
  • Possono ridurre la qualità della vita e richiedere strategie di profilassi.
Prognosi nelle diverse categorie di IVU
Indipendentemente dal decorso, la DA ha un impatto significativo sulla qualità della vita, sia per il paziente che per i familiari.
IVU non complicate:
  • La prognosi è eccellente con una risoluzione completa dei sintomi entro pochi giorni dalla terapia.
IVU complicate
  • La prognosi dipende dalla gestione delle condizioni sottostanti (es. calcoli, anomalie anatomiche, cateterismo cronico).
Batteriuria asintomatica
  • Di solito benigna, ma in gravidanza o nei pazienti immunosoppressi richiede trattamento per prevenire complicanze.
IVU pediatriche
  • Con trattamento tempestivo, la prognosi è buona, ma è necessario monitorare eventuali anomalie del tratto urinario per evitare danni renali.
IVU ricorrenti
  • Possono richiedere un trattamento profilattico per migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di danni renali cronici.
Considerazioni prognostiche
1
  • Le infezioni localizzate al tratto urinario inferiore, come cistiti e uretriti non complicate, hanno una prognosi quasi sempre favorevole.
2
  • Le infezioni del tratto urinario superiore, come la pielonefrite, necessitano di un trattamento tempestivo per evitare danni renali permanenti.
3
  • Nei pazienti immunocompromessi o con comorbidità significative, il decorso può essere più severo e richiedere un monitoraggio intensivo.
PUNTI CHIAVE
Epidemiologia
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono tra le patologie infettive più comuni, con una prevalenza significativamente maggiore nelle donne, in particolare in età fertile (16-35 anni). La conformazione anatomica femminile, caratterizzata da un’uretra più corta e prossima all’ano, è il principale fattore predisponente. Gli uomini sono più colpiti solo dopo i 50 anni, spesso a causa di condizioni legate all’ipertrofia prostatica.
Patogenesi
Le IVU si sviluppano quando microrganismi, prevalentemente di origine intestinale, come Escherichia coli, penetrano nel tratto urinario attraverso l’uretra, raggiungendo e colonizzando la vescica e, nei casi più gravi, i reni. La risalita dei patogeni è il meccanismo più comune, seguito dalla diffusione ematogena, particolarmente rara.
Diagnosi
  • La diagnosi si basa su una combinazione di:
  • Anamnesi clinica, con attenzione a sintomi tipici come disuria, pollachiuria, urgenza minzionale e dolore lombare o sovrapubico.
  • Esame delle urine per rilevare la presenza di leucociti, batteri e nitriti.
  • Urinocoltura, necessaria per identificare l’agente eziologico e per guidare la terapia antibiotica, soprattutto nei casi complicati o ricorrenti.
Trattamento
  • Antibiotici: La terapia antibiotica tempestiva è fondamentale per prevenire complicanze, con una durata e una scelta farmacologica adattate alla gravità e alla sede dell’infezione. In genere, le IVU non complicate richiedono trattamenti brevi (3-7 giorni), mentre le forme complicate o la pielonefrite necessitano di terapie più prolungate (10-14 giorni).
  • Terapie mirate: In caso di recidive, complicanze anatomiche o infezioni da batteri multi-resistenti, il trattamento viene personalizzato sulla base di antibiogrammi e urinocolture.
Prevenzione
Una corretta idratazione, con un apporto di almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, e l’adozione di adeguate misure di igiene intima sono fondamentali per ridurre il rischio di infezioni. Abitudini comportamentali, come urinare dopo i rapporti sessuali e pulirsi sempre dalla parte anteriore a quella posteriore, sono altrettanto importanti.
Complicanze
Le IVU non trattate o trattate inadeguatamente possono evolvere in:
  • Pielonefrite: Un’infezione renale grave che può portare a danno renale cronico.
  • Sepsi e urosepsi: Condizioni potenzialmente letali.
  • Recidive frequenti, che compromettono la qualità della vita.
  • Stenosi uretrale, più frequente negli uomini.
Infezioni complicate
Le IVU complicate, associate a fattori predisponenti come anomalie anatomiche, cateteri o immunosoppressione, richiedono un approccio diagnostico e terapeutico più aggressivo, spesso con terapie antibiotiche a lungo termine o interventi chirurgici correttivi.
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